La prima volta insieme é stata alla mostra di Andy Warhol. Noi eravamo giovani genitori, di quelli che “perché cambiare le mie abitudine solo perché ho un figlio? vado a vedere le mostre con lui!”
Purtroppo, “lui”, Ludovico, il nostro adorato primogenito, non la pensava come noi….ed é stato piuttosto chiaro ed evidente fin dal primo istante nel museo che ce l’avrebbe fatta pagare cara: un’esperienza a dir poco disastrosa, fatta di ululati, passeggini ingombranti, bisognino degno di un esorcismo e conseguente cambio di pannolino acrobatico. Non ci siamo dati per vinti, almeno non subito: abbiamo tentato con Niki de Saint Phalle, Francis Bacon, Picasso, Monet…
E poi un giorno, fuori dall’ennesimo museo, ci siamo guardati negli occhi, con i capelli arruffati, i respiri affannati, un bambino disperato tra le braccia, e ci siamo detti basta. Mai più.
Non vi ho raccontato una cosa importante di me, gestisco una galleria d’arte contemporanea, e quindi questa avversione di Ludovico per l’arte era praticamente un affronto personale, uno schiaffo morale.
La profezia del calzolaio con le scarpe rotte si stava avverando. Ma questa è una storia di speranza cari amici, e infatti il mio pargolo, con il tempo, a dispetto della sua avversione per i musei, ha cominciato a manifestare un interesse sempre più vivo per i libri illustrati e ha iniziato a disegnare.
È chiaro, sono di parte, ma devo dire che Ludovico ha mostrato subito una notevole inclinazione all’arte figurativa e quindi, piacevolmente affascinata dalla sua sensibilità e dai risultati estetici dei suoi lavori, con gli insegnamenti del sommo Munari da una parte e della divina Montessori dall’altra, ho pensato bene di avviare nella mia galleria un progetto di alfabetizzazione infantile all’arte in cui i docenti fossero artisti ogni volta diversi.
Continua a leggere→