In tutta Italia e in tutto il mondo sono moltissime le famiglie che si trovano ad affrontare, prima o poi, situazioni che riguardano problemi scolastici dei propri figli. Periodi in cui il proprio figlio o la propria figlia sembra più svogliato/a del solito, non riesce a concentrarsi e a studiare, porta a casa voti non pienamente sufficienti.
Se in molti casi si tratta di difficoltà transitorie, che non richiedono particolare attenzione e vengono superate senza troppi sforzi, in altri casi (come vedremo, in molti più casi di quanti si possa immaginare), le difficoltà sono presenti da molto tempo, magari dall’inizio del percorso scolastico, oppure sono particolarmente faticose da superare, tanto da provocare, in alcune situazioni, una seria carenza nelle capacità di apprendere nel bambino o nel ragazzo.
Ascolta l’intervista realizzata dalla nostra speaker Marta Ferrari alla Dott.ssa Matilde Taddei
Le difficoltà scolastiche si possono presentare in diversi momenti del percorso didattico, e non solo sembrano essere molto comuni, ma rappresentano uno degli argomenti di discussione più frequenti all’interno della famiglia, dato il ruolo fondamentale che la scuola, l’educazione e la cultura assumono nel percorso di crescita dei bambini e dei ragazzi.
Sull’altro fronte, gli insegnanti si lamentano con grande frequenza delle difficoltà di apprendimento manifestate dai loro allievi, che possono assumere le forme più varie: un alunno/a che non si concentra, non riesce a seguire la lezione o stare al passo con il programma, sembra con la testa tra le nuvole, disturba in classe, fa “scena muta” durante le interrogazioni, eccetera.
Insomma, non ci si può certo meravigliare se, chiedendo ad un insegnante di suddividere i propri alunni rispetto alle capacità di apprendimento, si ottiene una risposta di questo tipo: in una classe di 25 allievi, un gruppetto di 7-8 viene indicato come incerto o assolutamente deficitario negli apprendimenti.
Molte sono le ragioni per cui uno studente può essere carente nel profitto e molti sono i profili sottostanti.
Si definiscono “profili”, delle categorie tra loro distinte, ciascuna comprendente una serie di caratteristiche del bambino/ragazzo. Tali caratteristiche possono essere molto varie: stabili nel tempo o transitorie, “innate” o influenzate dall’ambiente, relative solo al contesto della scuola oppure presenti durante tutta la giornata e nel corso di altre attività che il bambino svolge.
Alcuni ricercatori italiani hanno individuato i profili fondamentali che potrebbero sottostare a una difficoltà scolastica importante, dando anche, per alcuni profili, una stima approssimativa dell’incidenza:
1) Condizione di disabilità (mentale, sensoriale visiva, sensoriale uditiva, multipla), che rappresenta l’1.2% dei bambini con difficoltà scolastiche
2) Disturbo specifico di apprendimento (DSA), il 4%
3) Altri disturbi specifici (spesso collegati ai disturbi specifici di apprendimento): disturbo di attenzione e/o iperattività (DDAI) e altre problematiche evolutive severe (autismo ad alto funzionamento, disturbi del comportamento, problematiche emotive gravi, ecc.), il 4%
4) Svantaggio socio-culturale grave (condizioni di deprivazione precoce, appartenenza a gruppi svantaggiati e/o stranieri con difficoltà di integrazione nella nuova società)
5) Difficoltà scolastiche in aree scolastiche rilevanti, quali la lingua straniera, aspetti avanzati dell’apprendimento matematico, le abilità trasversali di studio, ecc.
I profili evidenziati sono molti e, di fronte ad un bambino con seri problemi di apprendimento, non è sempre facile individuare le caratteristiche sottostanti che determinano le difficoltà. Questo perché, prima di tutto, non sempre i confini fra una categoria e l’altra sono evidenti. Ad esempio, osservando un bambino con ‘funzionamento cognitivo limite’, anche se ad un test specifico egli dimostra di avere delle capacità cognitive di base lievemente inferiori alla media dei suoi coetanei, può avere delle difficoltà di apprendimento più o meno evidenti a seconda della scuola frequentata, della quantità e del tipo di stimoli a cui è stato sottoposto e del supporto quotidiano nei compiti.
Un’altra questione, legata alla precedente, riguarda il fatto che due o più caratteristiche relative a profili diversi possono essere compresenti nello stesso bambino, senza la possibilità di stabilire in modo inequivocabile che l’una è la conseguenza dell’altra. Ad esempio, nel caso del disturbo dell’attenzione, spesso è difficile stabilire se il bambino è disattento e quindi non riesce a svolgere i compiti nel modo corretto, oppure se ha delle difficoltà specifiche, ad esempio nella lettura, e quindi si distrae per non essere costretto a svolgere compiti troppo difficili per lui.
Inoltre, la stessa caratteristica può essere presente in più di un profilo. Ricollegandoci all’esempio del punto precedente, sia un bambino con disturbo dell’attenzione che un bambino con disturbo specifico della lettura possono apparire disattenti, ma lo sono per motivazioni diverse.
Infine, in presenza di due difficoltà di origine differente, possono essere necessarie e utili le stesse procedure di valutazione e le stesse strategie di intervento. Ad esempio, gli esami medici dell’udito e della vista sono necessari sia per capire se ci sono deficit sensoriali, sia nel caso di una sospetta dislessia.
Alla luce di quanto abbiamo detto fino ad ora, parlare di “difficoltà scolastiche” può servire a chiarificare il contesto in cui emergono i problemi rilevanti – la scuola – ma non ci dà indicazioni utili sulle cause del problema, né sui possibili modi per affrontarlo.
Di fronte ad un figlio che comincia a dare segni di difficoltà scolastiche importanti, il genitore desideroso di essere d’aiuto potrebbe sentirsi confuso e non sapere bene da dove cominciare, quali caratteristiche osservare nel comportamento del proprio figlio e a chi rivolgersi.
Nei prossimi articoli, cercheremo di dare un aiuto semplice e chiaro agli adulti che vogliono saperne di più su difficoltà scolastiche e disturbi dell’apprendimento, con l’obbiettivo di dare alcuni strumenti utili per aiutare i propri figli, o anche semplicemente per soddisfare una possibile curiosità su un argomento attualmente molto discusso.
Cominceremo con il rispondere ad alcune domande di base:
- Che differenza c’è tra difficoltà dell’apprendimento e disturbo dell’apprendimento?
- Cosa è la dislessia? Significa che mio/a figlio/a è meno intelligente degli altri e che non potrà frequentare l’università?
- Quali sono i DSA e come si manifestano?
- Come capisco se mio/a figlio/a è dislessico/a?
- E, nel caso avessi il sospetto, cosa devo fare?
Più avanti ci concentreremo su aspetti più specifici che riguardano il ruolo della scuola e della famiglia all’interno del percorso di valutazione e diagnosi del disturbo specifico, vedendo anche quali sono le leggi che tutelano gli alunni con DSA (eh si, c’è una vera e propria legge che se ne interessa!) ed in che modo è possibile aiutare bambini e ragazzi sia durante le ore di scuola che a casa nello svolgimento dei compiti.
VI ASPETTO!!
Matilde
Autore: Dott.ssa Matilde Taddei, Psicologa Clinica – Dottore di Ricerca in Psicopatologia dello Sviluppo – Specializzanda Psicoterapia.
Psych-e è un gruppo di Psicologi e Psicoterapeuti che hanno pensato di unire le proprie professionalità sotto un unico nome al fine di offrire e promuovere un servizio di qualità che sappia rispondere alle diverse richieste dell’utenza.
Gli specialisti offrono consulenza clinica, valutazioni diagnostiche, percorsi terapeutici e di formazione finalizzati a modificare comportamenti che generano disagio e promuovere uno stile di vita più soddisfacente. Psych-e propone interventi basati sull’approccio Cognitivo-Comportamentale rivolti all’adulto, all’adolescente, al bambino e alla famiglia.