Oggi vi vorrei parlare di un bellissimo progetto legato a MilanoExpo2015 che è promosso in Italia da Soleterre , Africa70 e UniMiB.
Devo dire che mi ha colpito molto il progetto Caffè Corretto e gli obiettivi che si pone!
Il progetto Caffè Corretto intende supportare le cooperative di cafetaleros danneggiate dalla roya in un’ottica di sostenibilità ambientale e promuovere la produzione organica del caffè e la sua distribuzione attraverso circuiti equi e solidali. Inoltre, per diversificare le fonti di reddito delle famiglie beneficiarie si incentiverà la produzione e rivendita di concime organico derivante dalla polpa del caffè.
Il progetto include anche un’attività di ricerca e sviluppo di prodotti cosmetici e/o per la produzione di farmaci a partire dagli scarti della produzione e lavorazione del caffè, oltre alla promozione di circuiti di eco-turismo sulla Ruta del Cafè. Verranno inoltre realizzati percorsi ed eventi di educazione alla sovranità alimentare sia in loco che in Italia. In El Salvador e Guatemala l’intervento si propone di garantire un maggior livello di sicurezza
ed educazione alimentare dei bambini e delle comunità attraverso la realizzazione partecipata di orti scolastici e altre iniziative di sensibilizzazione comunitaria.
In Italia (Lombardia) verranno realizzati percorsi ed eventi di educazione alla sovranità alimentare per scuole, centri di aggregazione giovanile e gruppi di acquisto solidale, in sinergia con i temi e le iniziative realizzate in occasione di Expo2015.
Nell’ambito dei percorsi ed eventi di educazione alla sovranità alimentare in Lombardia, verrà promossa la partecipazione attiva delle associazioni di migranti salvadoregni residenti in Italia, in una serie di attività ed eventi finalizzati a sensibilizzare la cittadinanza sulle condizioni dei lavoratori delle piantagioni di caffè e sull’importanza di un consumo critico e responsabile.
“El sabor de los cafetales” è il nome dello spettacolo che verrà messo in scena in numerose scuole e teatri della città di Milano nei prossimi mesi.
L’opera mostra i momenti bui di una famiglia, simbolo di molte altre famiglie, per cui l’unica fonte di reddito è la “corta” del caffè (che dura due/tre mesi l’anno). Lo spettacolo mostra le condizioni di vita in cui la famiglia deve sopravvivere e la disperazione per lo scarso raccolto provocato dal fungo della roya, diffuso ormai in tutti i cafetales.
Nell’opera si mostrano le precarie condizioni di soppravvivenza e l’isolamento fisico e sociale che vive la famiglia. La disperazione porta Teresa e Julio, unico supporto di Rosa ed Emiliano, a compiere una scelta importante: emigrare in un altro paese in cerca di migliori condizioni di vita. Teresa lascia con molto dolore il figlio di cinque mesi con la nonna e insieme a Julio, suo fratello, si separa dai genitori che restano soli e tristi, immersi nelle piantagioni di caffè, angosciati dal non sapere nulla dei propri figli e senza possibilità di comunicare con loro.
Per Emiliano e Rosa, l’unica consolazione è che i figli possano ritornare o che abbiano trovato migliori condizioni di vita, ma progressivamente si rassegnano a non rivederli mai più. Teresa dal canto suo è disperata e vuole ritornare. Senza un lavoro nè notizie del figlio piccolo, si lascia convincere dal fratello Julio a rimanere per un altro periodo, con la certezza che sua madre si prenderà cura del bambino. Resta viva la speranza di ritornare un giorno al cafetal.
La prima rappresentazione si terrà il prossimo 11 ottobre presso lo spazio Slow Food a MilanoExpo2015.
L’intervento si concentra in cinque comunità rurali (3 in El Salvador e 2 in Guatemala) accomunate da condizioni di insicurezza alimentare, povertà e abbandono pressoché totale da parte delle istituzioni e con un alto livello di vulnerabilità ambientale. Il sostentamento familiare dei nuclei che compongono le comunità è basato sul caffè, che rappresenta l’unica incerta fonte di reddito. Infatti, dal 2013 a oggi, il settore sta attraversando una gravissima crisi produttiva causata dal dilagare del fungo della roya, una malattia delle piante di caffè
che ha portato a una diminuzione della produzione del 60%. Anche l’uso massiccio di agrochimici ha influito sulla produttività a causa dell’impoverimento del suolo e dell’indebolimento delle piante che ha diminuito la resistenza alle malattie.
In un tale contesto la prospettiva, per le fasce di popolazione più vulnerabili che ad oggi basano il loro sostentamento economico esclusivamente sulla coltivazione o sulla raccolta del caffè, è a dir poco allarmante.
L’intervento cercherà di agire anche su un altro fenomeno diffuso nelle comunità di cafetaleros: la malnutrizione. Essa non dipende soltanto dalla povertà o dalla mancanza di cibo. In El Salvador e Guatemala, è spesso legata ad abitudini alimentari insalubri, che portano gli abitanti (in primis i bambini) a privilegiare un’alimentazione sbilanciata e malsana, con un utilizzo eccessivo di grassi, zuccheri, sale e condimenti.
Queste errate abitudini alimentari, infatti, hanno ormai contagiato non solo le aree urbane, ma anche quelle peri-urbane e persino quelle rurali compromettendo lo stato nutrizionale di intere comunità e causando un incremento costante di patologie come obesità, malattie cardio-circolatorie e diabete.
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Autore: Marta Ferrari