Mindfulness: scegliere di stare QUI, ora!

A molti di voi sarò capitato di sentire nominare la parola “mindfulness”. Sono sempre più numerosi, infatti, gli articoli a questo proposito, ormai diffusa la sua applicazione in ambiti differenti e molte le ricerche a sostegno della sua efficacia. Ecco quindi uno spazio dedicato anche all’interno di questo blog.

Proviamo a definire meglio di cosa si tratta e, soprattutto, proviamo a capire perché ritengo possa essere un argomento interessante per le famiglie di Family Life!

mindfulness

Avanti e indietro nel tempo

A tutti è capitato di percorrere un tratto di strada senza quasi rendersene conto e senza ricordare ciò che si è visto durante il percorso, di accorgersi di non aver ascoltato ciò che ci è stato detto durante una conversazione con una persona amata o, ancora, di aver mangiato senza prestare alcuna attenzione ai sapori. Noi tutti, infatti, viviamo gran parte del tempo senza avere piena consapevolezza di ciò che facciamo, diciamo, vediamo, sentiamo.

mindfulnessFacciamo un sacco di cose mentre la nostra mente vaga altrove…così, spesso, ci capita di mangiare senza assaporare il cibo, di guardare senza vedere, di ascoltare senza sentire, di perderci l’unicità di ogni interazione con chi abbiamo vicino.

È proprio così, per loro natura gli esseri umani passano gran parte del tempo a pensare al passato (la giornata di lavoro appena trascorsa, la discussione con l’amico, la vacanza appena terminata) e al futuro (ci preoccupiamo per la riunione di domani, ripassiamo la lista delle cose che dobbiamo fare più tardi, progettiamo il fine settimana). Di conseguenza, trascorriamo poco tempo a contatto con il presente e solo in alcuni momenti siamo veramente sintonizzati su ciò che stiamo vivendo, mentre lo stiamo vivendo.

La possibilità di ricordare ciò che è successo in passato e l’abilità di pianificare sono indubbiamente importanti perché ci consentono, ad esempio, di essere previdenti, di fare progetti, di produrre idee innovative, di fantasticare, di conservare i bei ricordi e di imparare da esperienze già vissute.

Sfortunatamente le stesse abilità possono crearci anche qualche problema. Cosa accade, infatti, se la nostra mente comincia a trattenerci nel passato o nel futuro per buona parte della giornata? Cosa accade se passiamo troppo tempo a dar retta ai pensieri? Semplice: vivendo gran parte del nostro tempo a rivivere ricordi e a rimuginare su ciò che è accaduto, oppure a preoccuparci di tutto ciò che potrebbe andare storto in futuro, ci perdiamo la pienezza e la ricchezza del presente. Non si può essere in più “luoghi” contemporaneamente: se passo troppo tempo nella mia testa, ne passo inevitabilmente troppo poco nella mia vita. Non solo, arrivo persino a scordarmi che esiste una modalità alternativa. Vivo immerso in un mare di pensieri e quello diventa il mio stato naturale; mi dimentico che in realtà potrei fare un balzo fuori dall’acqua almeno ogni tanto per dare un occhio alla realtà senza nessun filtro, senza nessuno schema preconfezionato e notarne la bellezza con curiosità e stupore.

Prova a fermarti un attimo, proprio in questo momento: stai prestando attenzione al luogo nel quale ti trovi? Come sei seduto? Sei pienamente assorto nella lettura o qualche pensiero chiede insistentemente la tua attenzione? In che posizione stai tenendo il capo? E le braccia? Se provi a concentrarti sul tuo corpo senti qualche dolore o tensione? Puoi fermarti un attimo ad ascoltare il tuo respiro? Ci sono un sacco di cose delle quali non sei pienamente consapevole e che stanno accadendo proprio ora, QUI ED ORA, MOMENTO PER MOMENTO: stimoli provenienti dall’ambiente in cui ti trovi, sensazioni nel tuo corpo, pensieri, emozioni.

 Scegliere di stare proprio qui, proprio ora

Se la nostra attenzione è diretta per la maggior parte del tempo a qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo o sentendo, molto probabilmente ci sentiremo, prima o poi, un po’ “vuoti” e “intorpiditi”, la vita rischia di diventare ripetitiva e noiosa. Esiste un’alternativa: vivere le esperienze con un piacevole senso di novità e scoperta, proprio come accade ai bambini che esplorano per la prima volta ciò che li circonda. Il vivere in automatico e con scarsa consapevolezza di ciò che avviene momento per momento dentro e fuori di noi ci espone anche al rischio di mantenere inalterate modalità comportamentali non funzionali, che creano sofferenza a sé e agli altri. Cosa significa? Significa che, senza rendercene conto, rischiamo di continuare ad agire sempre nello stesso modo anche quando è evidente che il comportamento non genera gli esiti sperati, anche se ci mantiene intrappolati in una situazione che vorremmo cambiare o anche quando ci tiene impegnati in qualcosa che nella nostra scala di valori non è prioritario. Una maggiore consapevolezza dell’esperienza momento per momento consente di divenire più capaci di cogliere le diverse possibilità di risposta che in realtà abbiamo sempre a disposizione. Il ventaglio di possibilità si amplia, a garanzia di una maggiore flessibilità comportamentale. Abbiamo a disposizione un’infinita gamma di “colori”, possiamo imparare ad utilizzarli tutti, o almeno tanti.

Come si fa ad entrare in contatto con il momento presente? Scegliendo di rivolgere tutta la nostra attenzione ad un’esperienza che si sta verificando nel qui ed ora. E’ semplice e tutti siamo in grado di farlo. E’ semplice portare la nostra attenzione a ciò che sta avvenendo qui ed ora, ma non è così facile mantenerla a lungo su ciò che abbiamo scelto perché inevitabilmente saremo presi all’amo, prima o poi, da qualche distrazione. E’ un’abilità che ciascuno di noi possiede ma che raramente utilizziamo; possiamo immaginarla come un muscolo indebolito dallo scarso esercizio. Proprio come un muscolo, anche la capacità di portare con flessibilità la nostra attenzione al presente può essere allenata: le ricerche sulla consapevolezza ci dicono infatti che possiamo coltivare questa abilità. Serve allenamento perché la vecchia abitudine dell’attenzione a vagare senza controllo da parte nostra va piano piano sostituita da un’abitudine più funzionale. Ma si sa, le vecchie abitudini fanno di tutto per resistere al cambiamento!

Cosa si può fare quindi? Un ruolo fondamentale è rivestito dalla pratica della mindfulness, che consente di potenziare l’abilità di prendere contatto in maniera intenzionale con ciò che avviene nel qui ed ora in maniera consapevole e non giudicante. Studi recenti indicano che la pratica costante della mindfulness consente di imparare a conoscere le abitudini della propria mente e di riuscire a modificarle, di riconoscere le cause dei propri automatismi e a ridurne l’influenza sulle proprie azioni. Essa ha significativi effetti sullo stato psicologico ed è risultata avere un ruolo importante nella terapia di diversi disturbi quali la depressione e l’ansia.

Il termine mindfulness può essere approssimativamente tradotto in italiano con l’espressione “piena consapevolezza”. Più precisamente, è una particolare modalità di prestare attenzione, un’attenzione rivolta al momento presente e caratterizzata da un atteggiamento aperto, curioso, non giudicante. In generale essa consente di divenire più sensibili alle novità nelle nostre esperienze quotidiane (arricchisce l’esperienza) e ad uscire dalle modalità rigide e automatiche che spesso utilizziamo di fronte a nuovi eventi (ci rende flessibili). Rendendoci più consapevoli della natura stessa della nostra mente e delle sue modalità di funzionamento ci consente di fare delle scelte e quindi di cambiare.

Cosa non è

Non é avere la mente vuota: la pratica della mindfulness non è finalizzata a liberare la mente dai pensieri. Essa consente invece di imparare a notare ciò che la mente fa momento per momento, compreso il pensare. Ci consente di assumere una nuova prospettiva dalla quale notare che i pensieri sono solo pensieri, ci aiuta a smettere di inseguirli se essi sono irrazionali e inutili, ci insegna che evitare o tentare di eliminare pensieri ha il potere di farli ritornare a oltranza.

Non è diventare impassibili di fronte alle emozioni: la pratica della mindfulness non ci libera dalle emozioni negative. Anzi, essa ci consente di sentire le emozioni in maniera più diretta e chiara al di là di tutte le strategie che ciascuno di noi utilizza per sentirsi meglio (come ad esempio la distrazione o la razionalizzazione)

Non è liberarsi dai brutti pensieri e dalle emozioni spiacevoli: nella pratica della mindfulness possono emergere emozioni positive o negative, pensieri piacevoli e non, e tutti sono ben accetti. I momenti di irritazione e frustrazione non sono insuccessi. L’obiettivo è proprio quello di imparare a far sì che emozioni positive e negative possano andare e venire  senza cercare di rimanere ancorati a ciò che è piacevole e fuggire ciò che invece ci infastidisce

Non è liberarsi dal dolore: la pratica della mindfulness non ci rende immuni dal dolore, ma ci rende più capaci di viverlo. Essa promuove la capacità di stare con esperienze emotivamente spiacevoli e ci consente di sperimentare come gradualmente aumenti la capacità di affrontarle. Ci si accorge infatti che sono spesso proprio le nostre reazioni di rifiuto e evitamento del dolore ad amplificarlo

Non è praticare una religione: la pratica della mindfulness, pur traendo ispirazione dalla tradizione buddista, viene adottata indistintamente da persone religiose e non, interessate a promuovere la propria crescita psicologica. Essa è stata ed è oggetto di numerosi studi scientifici, volti ad indagarne i benefici, i possibili campi di applicazione e anche i correlati neurali (ossia i meccanismi del cervello potenzialmente implicati)

 Mindfulness per chi?

Per chiunque lo desideri. Semplicemente perchè l’agire in automatico e la tendenza a farsi catturare per troppo tempo da pensieri non utili è esperienza comune, così come sono esperienza comune gli effetti.

Perciò mindfulness anche per i genitori e mindfulness per le famiglie (perchè prestare attenzione consapevole influenza profondamente le relazioni, non solo il vissuto individuale). Se vi va di fare una rapida visitina ad un mio post precedente intitolato “Allenare la capacità di essere presenti” vi accorgerete che lo stesso argomento era stato introdotto parlando di come il genitore possa diventare capace di scegliere l’azione più utile, disinnescando quando necessario vecchi automatismi.

Quindi, mindfulness per adulti, adulti in veste di genitori e famiglie. E per i bambini? Nessuna anticipazione, al prossimo post!

 Bibliografia di riferimento

 Siegel R.D. (2012) Qui e ora Strategie quotidiane di mindfulness – Ed. Centro Studi Erickson

 Kabat-Zinn J. (2010) Vivere momento per momento – Tea

 Siegel D.J. (2009) Mindfulness e cervello – Raffaello Cortina Editore

Autore:  Dott.ssa Paola Pesenti Gritti, Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Dottore di Ricerca in Psicopatologia dello Sviluppo;Fotografie di Alessandra Limonta.

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