Estate, torna l’incubo degli animali abbandonati

Torna l’estate, torna l’incubo dei numerosi casi di abbandono di animali.

Cani, gatti, uccelli, tartarughe e tanti altri animali vengono lasciati sul ciglio della strada, nei parchi pubblici o in radure poco frequentate dai loro “padroni”.

Ma la parola “padrone” è davvero il termine che vogliamo usare? Essere “padrone” di qualcosa impone l’averne la proprietà e il possesso e non trovo giusto il concetto di possedere ed essere proprietario di un essere vivente. Preferisco la parola “compagno”.

FaceBook, che già normalmente è una specie di bacheca virtuale dedicata ad animali scomparsi o appena trovati o che cercano padrone, d’estate sembra quasi scoppiare. Alcuni utenti sono quasi specializzati nel condividere minuto per minuto i post di questo tipo ma più in generale è capitato a tutti di postare qualcuna di queste “inserzioni”, magari perchè il cane o il gatto erano di un amico (o di un amico di un amico) o perchè lo smarrimento/ritrovamento è avvenuto nella nostra zona.

Mi è capitato di vedere un annuncio sulla bacheca di una mia buona conoscente:

Urgentissimo!
Questi 4 micetti in ottima salute hanno bisogno per 20 giorni di una casa e di prendere il latte dal biberon.
Forniamo il latte, il biberon, la cesta,i tappetini e tutto quanto servirà.
Inoltre riconosciamo una ricompensa per il servizio di cat sitting.
Vi prego di condividere il piu’ possibile e se interessati di contattare Maria 33xxxxxxx.
Grazie.gattini abbandonati

Appena ho visto la fotografia di quei piccoli topastri appena nati ho capito che dovevo chiamare quel numero e prendere in affido i micini.

Quando ho parlato con la Signora Maria, colei che aveva trovato i gattini, mi si è sciolto il cuore. Amante degli animali, la poverina, una notte tornando a casa ha trovato davanti alla sua porta una cassetta della frutta con i 4 micetti appena nati e altri due mici poco più grandi (avranno avuto sì e no 15 giorni) e una manciata di croccantini. La Signora non ci ha pensato un attimo, ha preso la cesta, è corsa in farmacia a comprare biberon e latte in polvere e ha cominciato a dare da mangiare ai 6 orfanelli. Purtroppo aveva già prenotato un viaggio di lì a 10 giorni e si rendeva conto che non poteva portare con sè i piccini e da qui la scelta di affidarsi alle sue figlie, pratiche di social network, e cercare un “baby cat sitter“. I due più grandi li avrebbe tenuti lei… ma gli altri 4 era impossibile.

Ora, guardate la foto, guardate quei musetti, guardate le dimensioni di quei cosini. CHI, mi domando, PUò ESSERE COSì PERFIDO DA ABBANDONARE DEGLI ESSERI VIVENTI APPENA NATI, DEI CUCCIOLI DI DUE CUCCIOLATE DIFFERENTI E AVERE ANCHE IL “CORAGGIO” DI PULIRSI LA COSCENZA METTENDO UNA MANCIATA DI CROCCANTINI! Croccantini, capito?! Quei poveretti si alimentavano ancora con il latte e lui ha lasciato i croccantini! Chissà quante ore saranno stati senza mangiare prima che la Signora li trovasse!

Quando sono andata a prenderli mi si è stretto il cuore. Avevano aperto gli occhi da pochi giorni e in una mano potevano entrarcene due per quanto erano minuscoli. Dei 4, ce ne era uno che era il più piccino di tutti, evidentemente mal nutrito, uno grossetto quasi interamente nero, uno bianco e grigio irresistibile ed infine uno praticamente identico al Gatto con gli Stivali di Shrek quando fa gli occhioni dolci… solo bianco e nero. Ovviamente non ho voluto alcuna ricompensa e anzi, sono stata costretta dalla Signora Maria e dalle sue figlie ad accettare un rimborso spese (pappe, traverse, medicinali e visite dal veterinario).

Vi dico che quando stavo per uscire dalla porta, la Signora è scoppiata in lacrime perchè i micini già le mancavano! <3

gattini abbandonatiDa quel giorno è iniziata la mia breve avventura con i micini, un breve tratto di vita che è passato per poppate notturne, stimolazioni per far fare loro i bisognini, copertine da lavare ogni tre ore (quelle stimolazioni le dovevo fare davvero bene!), scoprire che avevano le pulci e cercare di debellarle senza pietà alcuna, spiegazioni a mia figlia (che ovviamente si è subito innamorata di loro) su come coccolare correttamente i mici, tante lavatrici… e vivere sensazioni e abitudini molto molto simili a quando avevo mia figlia in fasce: calcolare i tempi tra una poppata e l’altra, controllare gli orari di quelle notturne (e maledire quelle precedenti alle 5 della mattina), vederli così piccini e commuoversi ai piccoli cambiamenti che fanno e molto altro.

Purtroppo la mia esperienza è stata anche segnata da grandi dolori: diverse corse all’Ospedale Veterinario 10352328_10152233241432503_1307250194716508226_npiù vicino (a 30 minuti di macchina da casa mia); medicine; il gattino più piccino che viene a mancare; mia figlia che assiste alla sua morte, che piange disperata e che vuole fare -giustamente- il funerale con tanto di preghiera e sepoltura con i fiori; massaggi cardiaci improvvisati; altre corse all’Ospedale Veterinario (ovviamente sfiga vuole che le urgenze avvengano sempre o la domenica o i giorni feriali all’ora di pranzo, quando tutti i veterinari sono chiusi!); il gattino grigio che muore nello stesso, identico, velocissimo modo del micetto più piccino (“Mi dispiace -mi ha detto il veterinario- però purtroppo quando sono così piccoli e non hanno la mamma, è facile che succeda. Non hanno sufficienti anticorpi ed è difficile diagnosticare la causa del decesso”);.

Mi sono entrati nel cuore quei cuccioli, come mi sono entrate nel cuore le persone che li hanno aiutati. Voglio infatti ringraziare la Signora Maria e suo marito e le sue due figlie, la tata Kris per avermi dato il cambio con le poppate diurne e tutti i medici veterinari dell’Ospedale Croce Azzurra dell’Eur di Roma. Grazie a tutti.

Vorrei poi dire due parole a chi ha abbandonato e maltrattato o anche solo pensato di farlo dei poveri animali.

Gli animali non sono loro, siete voi. Mi fate ribrezzo. Abbiamo tutti eguale diritto a stare su questa terra. Noi umani, come loro, nasciamo, mangiamo, ci riproduciamo, ci ammaliamo e moriamo. Noi, come loro, amiamo e abbiamo sentimenti.

Ma voi no, voi siete niente, voi non provate niente.

Autore: Federica Alderighi