Gomorra la serie: famiglia, minacce e successo

Qualche settiamana fa, durante il nostro programma radio Family Life, abbiamo intervistato Walter Lippa, uno dei protagonisti di Gomorra – La serie, fortunatissima serie di 12 puntate ideata dallo scrittore Roberto Saviano e basata sull’omonimo romanzo.

La serie è ambientata a Napoli e racconta la storia di due clan rivali, i Savastano e i Conte, in lotta per il controllo della zona e dei vari traffici illegali.

Walter, che in Gomorra interpreta Carlucciello O’ Pescivendolo, ci ha raccontato di come ha vissuto quella che lui ha definito “l’esperienza più bella e formativa” della sua vita, proprio perchè ha potuto realizzare due sogni: interpretare il primo ruolo da cattivissimo e lavorare con Stefano Sollina (che ha firmato anche Romanzo Criminale), uno dei tre registi, insieme a Francesca Comencini e Claudio Cupellini, che hanno girato la miniserie.

Carlucciello, interpretato da Walter Lippa

Forse non tutti sanno però che, oltre alla notorietà, ciò che Gomorra – La serie ha portato nella vita dei protagonisti sono state anche minacce ed insulti. Molti infatti sono stati i napoletani che non hanno gradito la cattiva pubblicità fatta alla città di Napoli ad opera della serie tv e, al contempo, anche il rischio di emulazione delle gesta dei protagonisti. Walter è stato una delle vittime dei pesanti insulti e offese, ricevute principalmente tramite i social network, e risponde così a questi attacchi:

“E’ come se noi (attori) fossimo il male della città mentre siamo le uniche persone oneste (in questo contesto) che hanno raccontato questo problema. Prendersela con noi (attori) è una gran vigliaccheria. Facciamo il nostro lavoro e abbiamo raccontato una storia. La vita purtroppo è fatta di bianchi, grigi e neri, e noi abbiamo raccontato un grigio e un nero, speriando un giorno di avere la fortuna raccontare anche delle storie ‘bianche’. Però la vita è fatta così, è fatta di cose belle e cose brutte, non si può fare sempre e solo film con lieti fini o prendersi in giro raccontando false realtà. Purtroppo Napoli ha vissuto queste vicende alcuni anni fa e, come dice Saviano, si è fatta la scelta di raccontare il punto di vista della Camorra e non è una ‘strizzatina d’occhio’ ai nostri personaggi perchè, come si evince dal finale di stagione, muoiono quasi tutti e quei pochi che sopravvivono, vivono una vita terribile, sempre a guardarsi le spalle, vivendo sotto terra, avendo paura di tutto. Anche se il punto di vista è quello del male, è raccontato in modo tale da non essere emulato. Se all’inzio i ‘cattivi’ sono affascinanti perchè potenti, successivamente vengono mangiati dalla loro ossessione per il potere e alla fine sono tutti dei perdenti.”

Attraverso Gomorra – La serie, in particolare tramite le vicende dei Savastano, abbiamo anche cominciato a capire la struttura della Camorra che si basa totalmente su un particolare senso della famiglia che Walter ci ha aiutati a comprendere.

“La famiglia si fonda interamente sul legame di sangue e spesso i membri sono costretti a subire le decisione di uno stile di vita mafioso. Ne è un chiaro esempio uno dei protagonisti, Genny (il figlio di Don Pietro Savastano), che all’inizio è banalmente un figlio di papà, vissuto e cresciuto negli agi e nella ricchezza. Arriva poi il momento in cui deve fare il ‘test di ingresso’ nella società mafiosa e qui si vede la sofferenza e allo stesso tempo la durezza e la determinazione dei genitori che, pur cercando di salvaguardare il figlio, lo mettono di fronte a delle esperienza che potrebbero essere letali per lui. Per entrare in un certo sistema criminale si deve superare dei test, dei riti di iniziazione, per cui Genny viene mandato in Honduras dove subisce dei danni morali e psicologici. Purtoppo per entrare nel mondo criminale si deve apprendere il male, la cattiveria, la mancanza di sentimenti e la mancanza di dobolezza perchè per loro significa essersi assicurati protezione per sè stessi e per i propri cari.”

Guardando la serie, non abbiamo potuto non notare una delle protagoniste, Donna Immacolata “Imma” Savastano, e la domanda che ci è sorta spontanea riguarda proprio ruolo delle donne nelle famiglie mafiose. Walter ci ha spiegato che la posizione delle figure femminili è cambiato molto recentemente, tanto che ultimamente sono uscite diverse serie tv sulle donne nel mondo criminale. Da sottomesse, le donne si sono trovate ad occupare ruoli di potere, spesso non per loro volontà perchè, in quanto mogli di boss mafiosi, se i mariti vengono uccisi o incarcerati si trovano a subire il potere.

“Come Donna Imma, che ha dovuto continuare la strada intrapresa dal marito, dovendosi rapportare con uomini che le discriminano in quanto donne, loro diventano ancora più dure con gli uomini per dimostrare la loro forza. Imma infatti si trova a dover trattare con personaggi crudeli, spietati ed arrivisti che, pensando di avere una ‘donna’ davanti, anche con atteggiamenti non verbali, le mancano di rispetto ed ecco perchè poi lei diventa così spietata.”Carlucciello ò Pescivendol

Prima di lasciarci, Walter ci ha raccontato dei suoi progetti futuri e ci ha annunciato che tra agosto e settembre girerà un film di azione nelle Marche, mentre già da tempo gira l’Italia con un innovativo spettacolo teatrale dall’insolito titolo: “Xchè”, che come tematica tratta la decadenza della lingua italiana bistrattata dai neologismi che ora sono molto in voga tra i ragazzi e lo fa tramite una simulazione di lezione di italiano in classe dove, a sorpresa, vengono coinvolti pure gli spettatori.

Nell’augurare un grande in bocca al lupo a Walter e a Gomorra – La serie, i cui diritti sono stati venduti in 50 diversi paesi, vi invitiamo ad ascoltare l’intervista integrale a Walter Lippa:

Autrice: Federica Alderighi