Comunichiamo? Come migliorare il dialogo tra genitori e figli

La comunicazione dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe.

Gli assiomi della comunicazione furono definiti da Paul Watzlawick e altri studiosi della Scuola di Palo Alto (California), allo scopo di identificare alcune proprietà della comunicazione ed utilizzarle per diagnosticare alcune  patologie.

Il primo assioma dice che è impossibile non comunicare: qualsiasi interazione umana è una forma di comunicazione. Qualunque atteggiamento assunto da un individuo, diventa immediatamente portatore di significato per gli altri:

“… non è possibile non avere un comportamento … ne consegue che non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro”

Comunicazione genitori e figli

Continua a leggere



Che cosa sono le EMOZIONI?

Molto spesso ci troviamo di fronte a reazioni istintive dei bambini che facciamo fatica a gestire.

Quante volte ci siamo ritrovate al supermercato con uno dei nostri figli in preda ad un terribile capriccio e… magari… abbiamo fatto finta di non conoscerlo (ogni riferimento è puramente casuale 🙂 ).

Per riuscire a comprendere il giusto comportamento da attuare in risposta ad una emozione è utile, per prima cosa, capire che cosa sono e quali sono le emozioni umane.

Abbiamo chiesto alla nostra Psicologa, la Dott.ssa Maddalena Mantelli, qualche informazione in merito.

Continua a leggere



Bugie: a chi dobbiamo credere?

Durante una seduta di qualche mese fa, una paziente che seguo in psicoterapia già da diversi anni, si presenta particolarmente angosciata e mi racconta, fra le lacrime, che pochi giorni prima i carabinieri si erano presentati a casa sua cercando le prove che dimostrassero che il figlio adolescente di lei fosse effettivamente un micro spacciatore di hascisc così come riportato da diversi coetanei.

I militari, avendo trovato una piccola bilancia nell’armadio del ragazzo si erano detti soddisfatti e se ne erano andati. Una volta rincasato, il giovane era stato informato dalla madre dell’accaduto ed era stato invitato a dare una spiegazione; il ragazzo, con fare baldanzoso, si era dichiarato parzialmente estraneo alla vicenda, ammettendo un uso sporadico di fumo ma negandone con convinzione la vendita. La mia paziente si trovava ora fra due fuochi: da una parte il marito e padre del ragazzo che non gli credeva e che tacciava lei di ingenuità, dall’altra però il figlio che aveva ammesso per la prima volta di fare uso di sostanze ma che giurava di non essere implicato nella vicenda dello spaccio.

A chi doveva credere? Come doveva comportarsi?

bugie Continua a leggere



Mamma, cosa posso fare?

 …perciò, tolte di mezzo le gioie, che proprio gli impegni offrono a chi si muove di qua e di là, l’animo di costoro non sopporta la casa, la solitudine, le pareti, contro voglia vede di essere stato lasciato solo con sé stesso. Di qui nasce quella noia e quella scontentezza di sé, quel rivoltolarsi dell’animo, che non si placa in alcun luogo, quella sopportazione malcontenta e malata del proprio ozio… »

Seneca

L’etimologia del termine noia (e di quello francese ennui), dal latino in odio con la mediazione del provenzale enoja, rinvia a intensi sentimenti negativi nei confronti dell’ambiente  circostante e non solo alla lieve spiacevolezza che generalmente le si attribuisce.

COme gestire la noia

Continua a leggere