Sono andata al cinema a vedere Inside-out per capire che cosa avesse questo film di tanto particolare, innovativo e sorprendente e ne sono uscita con alcune risposte, per me esaurienti.
Innanzitutto credo sia opportuno distinguere fra il pubblico adulto ed i bambini: per ciascuna di queste due categorie la pellicola può avere un significato e può credo contenere un insegnamento diversi.
Per gli adulti mi pare interessante lo sguardo affettuoso e un po’ nostalgico verso il mondo fantasioso ed irreale che necessariamente ci si lascia alle spalle. La connessione a doppia mandata fra le emozioni, il pensiero ed i ricordi mi è apparsa decisamente innovativa: i ricordi privati della connotazione emotiva finiscono per sprofondare nel dimenticatoio, come se non fossero mai esistiti, mentre la loro unica chiave di salvezza sembra risiedere nella capacità di “sentirli” come ancora vivi. Nel film viene rappresentata come una ruota che girando collega il raziocinio con il sentire interno e la creazione della memoria: in assenza di uno, gli altri son impossibilitati a procedere: se nella vita accade un avvenimento pseudo-catastrofico (il trasferimento in un’altra città nel film) quello che accade è che non si riesce più a sentirsi allegri, si dimentica velocemente cosa significhi provare felicità e di essere mai stati felici e non si riescono a generare pensieri costruttivi per ricreare le condizioni favorevoli per essere gioiosi. Emozioni, pensieri e ricordi come capisaldi della crescita.
La visione prospettica dell’evoluzione dell’uomo dall’infanzia all’età adulta, in relazione alla percezione di sé e della complessità delle emozioni che il film ci offre credo stia alla base della grande commozione che questo suscita nel pubblico adulto. All’uscita dal cinema i volti sfatti e lacrimosi delle madri facevano un po’ a pugni con l’ilarità gioiosa dei loro figli che non avevano minimamente colto il lato drammatico e malinconico della pellicola. Ed è un bene che sia così; i bambini sono piccoli e non sanno ancora che quando saranno grandi il mondo così come lo percepiscono loro smetterà di esistere, il tempo futuro delle loro menti connota ampiamente la fantasia ed inizia ad esistere un tempo passato dei cui cambiamenti non ci si cura.
Quale risulta essere, dunque, l’aspetto innovativo del film visto con gli occhi dei bambini? Innanzitutto, a mio avviso, l’idea di personificare le emozioni è geniale. Riuscire a dare un volto, una voce e la possibilità di agire ad una entità che sommariamente e raramente viene nominata ma che per lungo tempo ha contraddistinto per intero il loro mondo è un grande regalo che il film fa ai suoi piccoli spettatori. Il film sembra inoltre offrire il diritto di cittadinanza a tutte le 5 emozioni -a suo avviso- dominanti: ognuna pare avere una funzione salvifica per la bambina ed è solo grazie alla loro compresenza che la maturazione avviene. Non viene fatta menzione della vergogna, che sovente al contrario, viene classificata come una emozione complessa ma fondamentale, forse proprio perché uno dei possibili significati del film è quello di accettare ed amare tutte le emozioni, così da non doverne reprimere nessuna. La piccola protagonista riesce a sentire nuovamente tutte le sue emozioni, a far ripartire il suo complesso apparato interno, solamente nel momento in cui ammette con i suoi genitori di sentirsi infelice, e cioè di aver permesso ad una emozione, fino a quel momento poco conosciuta e lontana, di divenire predominante: “so che voi vorreste che io fossi sempre contenta ma non è così”.
In conclusione, Inside Out mi pare un film che regala moltissimi spunti di riflessione e mi auguro possa rappresentare anche uno stimolo per un confronto fra diverse generazioni.
Autore: Dott.ssa Maddalena Mantelli, Psicologa e Psicoterapeuta dello Studio Psicologia Gentilino