Vivono immersi nella Rete, usano i social network anche durante le ore di scuola e comunicano fra loro con WhatsApp. Sono i nativi digitali, oggi adolescenti, che si rifugiano dietro a un monitor restando perennemente online, evitando il contatto con il mondo esterno o usando il web per far mostra di sé.
Secondo i dati di una recente ricerca di skuola.net, quasi uno studente su due si connette tra una e tre ore al giorno. Il 60% accede ai social network anche a scuola, durante le ore di lezione. Per gli adolescenti connettersi è un’abitudine. Del resto i cosiddetti nativi digitali sono cresciuti insieme ai nuovi media che hanno contribuito a definire il loro contesto di formazione.
Negli ultimi anni, tuttavia, non è cambiato solo il modo in cui le nuove generazioni comunicano, socializzano e apprendono, ma si è sviluppata una nuova «cultura partecipativa» caratterizzata dalla condivisione e dalla collaborazione, dal desiderio di essere presenti e visibili online, dalla volontà di coinvolgere gli amici nelle proprie esperienze all’interno delle comunità virtuali.
Ed è proprio questa nuova prospettiva relazionale e culturale che Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta presidente della Fondazione Minotauro di Milano, analizza nel libro Adolescenti navigati per aiutare tutti gli adulti a mettere in atto strategie educative autorevoli ed efficaci in grado di rispondere alle esigenze evolutive dei nativi digitali.
Il fatto di vivere ventiquattro ore al giorno sempre in contatto, è possibile stia minando alle fondamenta la crescita delle nuove generazioni, rendendole dipendenti, inebetite, superficiali e incapaci di sviluppare un sano rapporto con il proprio corpo e con la realtà? E, soprattutto, come bisogna intervenire educativamente nei confronti di adolescenti con lo sguardo perennemente rivolto alle protesi digitali in ogni contesto si trovino: a casa, a scuola, al ristorante, e persino quando si incontrano e potrebbero parlarsi e guardarsi in faccia, anziché continuare imperterriti a interagire con il proprio smartphone?
Rivolgendosi a genitori, insegnanti ed educatori, l’autore propone soluzioni e strategie non solo per capire i nativi digitali, ma soprattutto per individuare le modalità più efficaci per gestire i rapporti con loro, trovando il giusto equilibrio tra l’esigenza di controllo e il bisogno di fiducia.
Le trasformazioni intervenute nel mondo in cui crescono i nativi digitali meritano di essere comprese e valorizzate da «adulti competenti» sia in famiglia sia a scuola, perché una relazione educativa appassionata che aiuti gli adolescenti a costruire il loro futuro non deve temere la tecnologia.
Gli adolescenti navigati sono esperti di relazione, molto più di quanto siamo disposti a vedere A volte ammetterlo è talmente difficile che è meglio pensare che dobbiamo controllarli e che è tutta colpa di internet.
Autore: Redazione Milano