“I bambini di oggi sono gli adulti di domaniaiutiamoli a crescere liberi da stereotipiaiutiamoli a sviluppare tutti i sensiaiutiamoli a diventare più sensibiliun bambino creativo è un bambino più felice”Bruno Munari
Archivio mensile:Ottobre 2014
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Non è stato facile guardarmi allo specchio e trovare una Sara che valeva, che poteva essere qualcuno aldilà delle droghe.
Mi ero illusa, mi ero maledettamente illusa di essere diventata importante. Voluta. Cercata.
Tutti mi cercavano perché ero quella più trasgressiva, quella che si mangiava più pasticche, quella che vendeva il fumo, mi sentivo la più giusta, mi sentivo di stare nel giusto. Finalmente mi ero costruita il mio personaggio e mi faceva stare bene. Poi anche fisicamente finalmente mi piacevo, tutte le mie paranoie sul mio aspetto fisico erano svanite, mi vedevo bella, ogni volta che mi mettevo davanti allo specchio stavo bene.
Questo mi dava ancora più forza. Conciliare però questa vita con gli impegni era praticamente impossibile, perché il mio unico pensiero era quello di come fare i soldi, di come organizzare i mie traffici e le serate in discoteca.
A scuola decisi di non andarci più, finito il terzo anno mi ritirai. A casa mi sentivo soffocare, ci stavo troppo stretta, così me ne andai.
Da quel giorno iniziai a vivere per strada, dormivo dove capitava. Ogni tanto dormivo da Maicol o Sharon, ma perlopiù stavo in giro. Ero distrutta, irriconoscibile. Non ce la facevo più. Uno zombie che vagava, ogni giorno rischiavo di morire. Di addormentarmi su qualche cartone e di non svegliarmi più. Se ci ripenso, in fondo lo speravo. Ma io ero giovanissima.
Una sera ho avuto paura, davvero paura. Per fortuna!!!! Non sentivo più niente. Eppure quella sera ho sentito la paura e quella mi ha salvata.
Quella volta ero sicura….dovevo risalire dal mio fondo.
Sara, una ragazza della Comunità di San Patrignano
Quando di si parla di dipendenze (qualsiasi dipendenza!) è difficile capire cosa spinge una persona a volersi così male da rischiare di morire.
Se poi “quella persona” è tuo figlio….l’inconprensione è assoluta e i sensi di colpa insopportabile.
Mi è capitato di parlare con i genitori dei ragazzi inseriti nella Comunità di recupero di San Patrignano e mi ha molto colpito l’incredulità e lo sgomento per non aver compreso i propri figli.
Imparare a stare “attenti”: strategie di Mindfulness con i più piccoli
“Stai attento!”
“Ma possibile che tu non stia mai attento?”
“Se tu stessi un po’ attento…”
Quante volte ci capita di pronunciare parole di rimprovero di questo tipo?
“Stai attento”: siamo certi che i nostri piccoli interlocutori capiscano esattamente cosa stiamo chiedendo loro? E poi, siamo sicuri che siano davvero sempre capaci di soddisfare tale richiesta?
Provate a fare questa domanda ad un bambino: “cosa significa, secondo te, stare attento?”. Vi renderete presto conto di come il concetto di attenzione venga spesso messo in relazione con la scuola (e tutto ciò che ha a che fare con essa: lezioni da ascoltare, verifiche da fare, materiale da studiare, compiti da eseguire…) e spesso, al rimprovero.
“Perché ti ha sgridato la maestra?” “Perché non ero attento”. Un classico!