Molto spesso ci troviamo di fronte a reazioni istintive dei bambini che facciamo fatica a gestire.
Quante volte ci siamo ritrovate al supermercato con uno dei nostri figli in preda ad un terribile capriccio e… magari… abbiamo fatto finta di non conoscerlo (ogni riferimento è puramente casuale 🙂 ).
Per riuscire a comprendere il giusto comportamento da attuare in risposta ad una emozione è utile, per prima cosa, capire che cosa sono e quali sono le emozioni umane.
Abbiamo chiesto alla nostra Psicologa, la Dott.ssa Maddalena Mantelli, qualche informazione in merito.
Le emozioni hanno da sempre rappresentato un importante campo di studi per medici, filosofi e studiosi della mente; Ippocrate intorno al 400 a.C. già scriveva: “L’uomo deve sapere che null’altro che dal cervello, provengono gioie, piaceri risate e divertimenti e dolori tristezze, sconforto e lamenti”.
IL FIORE di Robert Plutchik
Le emozioni, secondo Robert Plutchik, sono risposte evolutive per consentire alle specie animali di sopravvivere (Plutchik, 1980). Egli distingue le emozioni in primarie e complesse, ed evidenzia in particolare 8 emozioni primarie con un alto valore di sopravvivenza. All’interno del secondo cerchio sono le emozioni che si contrappongono in modo polare, come ad esempio la gioia e la tristezza oppure la sorpresa e l’aspettativa.
Le emozioni si combinano fra loro per creare emozioni secondarie o complesse: GIOIA + FIDUCIA =AMORE ma anche FIDUCIA + PAURA = SOTTOMISSIONE.
Le emozioni di primo livello sono poi quelle che sperimentiamo tutti con maggior frequenza perché sono le prime a nascere in occasione di un evento.
Ogni petalo poi raggruppa più emozioni considerate simili per il sentire, ma allo stesso tempo le distingue per livello energetico: ad esempio si valorizza la vicinanza di Serenità, Gioia ed Estasi raggruppandole nello stesso petalo ma al contempo se ne sottolinea la diversità mostrano come la Serenità sia meno intensa della Gioia ed entrambe meno intense dell’Estasi.
Il fiore di Plutchik, in estrema sintesi, risulta particolarmente utile per prendere coscienza della molteplicità, complessità e pluralità delle emozioni che l’essere umano può sperimentare.
Attraverso il riconoscimento delle emozioni nell’altro, i bambini (anche piccolissimi) assumono lo stato emotivo di un’altra persona semplicemente essendo esposti al suo comportamento, questo fenomeno prende il nome di contagio.
Simmer (1971) ha osservato che i neonati 70 ore dopo la nascita rispondono con il pianto al suono di pianto di altri neonati, mentre Lelwice e Haviland hanno analizzato le risposte di bambini di 10 settimane quando le madri simulavano 3 tipi di emozioni differenti gioia, rabbia, tristezza: i bambini fornivano diversi tipi di comportamento in risposta allo stimolo diversificato (felici se vedevano immagine viso gioia; immobili se vedevano rabbia; movimenti di succhiare o masticare per tristezza).
Questi ed altri moltissimi dati ricavati dalle ricerche, ci offrono lo spunto per riflettere su quanto gli stati emotivi dei genitori, espressi ma anche desunti dai comportamenti, possano profondamente influenzare il sentire dei figli. Attraverso il riconoscimento delle emozioni e la loro interpretazione gli adulti aiutano i bambini a crescere: dare il nome alle emozioni senza mai formulare un giudizio di valore (la rabbia, ad esempio, non è sbagliata, va solamente gestita) aiuta concretamente a diventare grandi in modo sereno e consapevole.
Bibliografia:
– Ippocrate (1996), Testi di Medicina Greca, Bur Biblioteca Universale Rizzoli
– Lelwice Haviland (1987) Il riconoscimento delle emozioni, in Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Il Mulino
– Plutchik, Robert (1980), Emotion: Theory, research, and experience: Vol. 1. Theories of emotion 1, New York: Academic
– Simmer (1971), Newborn’s response to the cry of another infant in “Developmental Psychology”
Autori: Marta Ferrari e Dott.ssa Maddalena Mantelli, Psicologa e Psicoterapeuta dello Studio Psicologia Gentilino