“Life is UAU”: vi racconto il mio WeFreeDay

Da quando frequento la Comunità di SanPatrignano (cioè molti anni!) i giorni dedicati al progetto WeFree sono un appuntamento fisso nella mia agenda.

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In compagnia di due grandi donne: Licia Ronzulli e Letizia Moratti

Quest’anno ho avuto il piacere di condividere questa esperienza con Licia Ronzulli, donna e mamma che stimo molto per il suo impegno costante sul tema della conciliazione famiglia/lavoro… e non solo!

Lei è una di quelle persone che ci sono sempre, che ci mettono la faccia e il cuore in tutto quello che fanno.

Siamo partite all’alba per raggiungere la comunità di recupero, fondata da Vincenzo Muccioli sui colli riminesi, e partecipare ai WeFree Days, l’evento di San Patrignano dedicato alla prevenzione.

1500 studenti provenienti da tutta Italia, dalla Lombardia all’Abruzzo, hanno invaso la realtà sociale riminese. “Life is Uau” è il motto che ha aperto il nuovo anno di campagna di prevenzione, con l’auditorium della comunità travolto da coinvolgente flash mob.

IL PROGETTO WEFREE

Il progetto Wefree è il progetto di prevenzione GRATUITO riservato a tutte le scuole.

Ecco una presentazione dettagliata del progetto:

Il nostro progetto di prevenzione si chiama “We Free”, che significa noi liberi. Ma liberi da cosa? Dalla dipendenza, che si esprime in molte forme: droga, alcol, gioco, specchio, bilancia, giudizio degli altri.

Noi facciamo prevenzione nelle scuole, parliamo ai giovani, lo facciamo spostando l’attenzione dalla droga e concentrandoci invece sui disagi giovanili che spesso accompagnano i ragazzi durante l’adolescenza, periodo nel quale si affrontano grandi cambiamenti e nel quale è facile imboccare la strada sbagliata. La scelta di usare droghe è strettamente connessa a disagi adolescenziali che per natura tutti noi viviamo, ma che alcuni di noi affrontano nel modo sbagliato.

La libertà è il principio base del nostro progetto, libertà da tutto ciò che ci opprime, che ci rende schiavi, che non ci permette di vivere bene.
Siamo noi ragazzi di San Patrignano a metterci in gioco, a raccontare le nostre storie, testimoniando che nella vita le scelte sbagliate hanno delle conseguenze; che la vita è una e va custodita e valorizzata al massimo.

Vuoi portare il progetto nella tua scuola? CLICCA QUI

wefreeLA TESTIMONIANZA DEL PROCURATORE CAPO DI CATANZARO: UN GRANDE UOMO CHE HA MOLTO DA INSEGNARCI

Non dimenticherò mail l’incontro con questo eroe moderno, senza peli sulla lingua e con una grande personalità.

procuratore-capoLui è una di quelle persone che mi fanno sentire orgogliosa di essere italiana. Avrei voluto dirgli molte cose, ringraziarlo e dargli tutto il mio (piccolo…anzi piccolissimo) supporto. Invece non sono riuscita a dire nulla: le sue parole mi hanno ipnotizzato e mi sono resa conto che esistono eroi silenziosi che lavorano quotidianamente per un mondo migliore.

Che cosa ha detto?

“Come magistrato mi scandalizza che uno Stato venda ciò che scientificamente sappiamo fare male, e la differenza con l’alcol e il fumo a cui spesso si fa riferimento per giustificare la richiesta di legalizzazione, è che chi si avvicina alle sostanze lo fa sicuramente per sballare e finirà nella dipendenza, mentre si può per esempio bere moderatamente. Questo è ancora più vero considerando che il principio attivo della cannabis oggi è aumentato moltissimo rispetto al passato, ed è divenuto quasi uguale a quello della cocaina”.

Non ha fatto giri di parole oggi per dire la sua posizione in materia di legalizzazione della cannabis Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro.

Con grande trasporto ha smantellato tutti i principali luoghi comuni della legalizzazione:

L’alta quantità di detenuti tossicodipendenti non è legata al consumo, per il quale non esiste alcuna prassi di arresto, ma a reati connessi o indipendenti, che resterebbero tali: quindi la legalizzazione non svuoterebbe le carceri. Non è neppure vero che libereremmo risorse di polizia, le quali dovrebbero comunque controllare il traffico delle altre sostanze. La droga è un mercato e quella prodotta dai criminali ha un costo che resterebbe molto inferiore a quello della sostanza eventualmente legalizzata dallo Stato e commercializzata per esempio in farmacia, quindi i consumatori continuerebbero ad attingere dai loro fornitori abituali.

E i minori? Legalizziamo anche per loro? Se non facciamo così resterebbero comunque legati alle narcomafie. La droga di Stato non funziona neanche da questo punto di vista. Per questo prendo posizione contro la legalizzazione, non è una questione ideologica ma etica, commerciale e scientifica.

La droga è un problema sovrannazionale che riguarda salute, economia e sicurezza degli Stati e delle persone: temo che chi ha il potere di decidere le nostre sorti possa essere influenzato almeno indirettamente dalle narcomafie che non comprano solo pizzerie ma anche i mass media. Se oggi non siamo in grado di sconfiggere i trafficanti è perché non abbiamo strumenti normativi di contrasto alle narcomafie, per esempio l’informatizzazione del processo penale per sbloccare il sistema ed evitare le prescrizioni.

La droga è un problema sovrannazionale e la mia utopia è avere un organismo forte che affronti il problema a muso duro, sia con il controllo militare sia incentivando le colture alternative, mentre invece l’Onu oggi è un organismo debole. Sono perplesso anche sul Nobel per la Pace per l’accordo con le Farc, perché già il trattato coi paramilitari di destra in Colombia ha portato la metà dei membri a passare alla produzione di droga”.

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Insomma, c’è ancora molto da fare per liberare i ragazzi da ogni tipo di dipendenza e, in questo percorso, un ruolo fondamente l’abbiamo noi genitori.

Non dimentichiamocelo mai…

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