Come migliorare le capacità di lettura nei bambini con dislessia

Come abbiamo detto in uno dei nostri post precedenti, in cui abbiamo parlato dei fattori di rischio e dei campanelli d’allarme dei disturbi dell’apprendimento (per approfondire leggi “Mio figlio ha un DSA? Fattori di rischio e campanelli d’allarme”), è ormai dimostrato e comunemente accettato all’interno della comunità scientifica che i DSA (e tra questi la dislessia in modo particolare) si innestano su una predisposizione dell’individuo relativa a differenze neurobiologiche.

Questo fa si che la dislessia e i DSA debbano essere concepiti come una caratteristica intrinseca della persona, di cui sono state dimostrate la familiarità (cioè la maggiore probabilità che la difficoltà si manifesti in bambini appartenenti a famiglie in cui altre persone l’avevano evidenziata) e i correlati neurobiologici (ad esempio un particolare funzionamento di alcune aree cerebrali deputate alla lettura).

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Normativa DSA: conoscere i propri diritti per farli valere

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento in questi anni hanno ricevuto sempre più attenzione in Italia. Da quando nel 1997 è sorta l’Associazione Italiana Dislessia (AID) è stata avviata una campagna di sensibilizzazione scientifico-culturale che ha prodotto risultati importanti.

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L’impatto è stato notevole, tanto da portare alla proposta di una legge sui DSA, approvata dal Parlamento nel 2010: la legge 170. Questa legge sancisce l’esistenza e il riconoscimento della dislessia, della disortografia, della disgrafia e della discalculia come condizioni permanenti di disturbo in alcune funzioni neuropsicologiche rilevanti ai fini della crescita e dell’apprendimento, condizioni che necessitano quindi di tutela in ambito scolastico, sociale e lavorativo.

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Mio figlio ha un disturbo dell’apprendimento? Fattori di rischio e campanelli d’allarme

Moltissimi studi hanno dimostrato che, nel caso dei disturbi specifici dell’apprendimento come in molte altre difficoltà che emergono in età evolutiva, tanto più la presa in carico e l’intervento cominciano precocemente, tanto più è possibile orientare il quadro del disturbo verso un’evoluzione positiva. Più tempo passa senza che le difficoltà vengano riconosciute e affrontate, più si rischia che il disturbo si stabilizzi e divenga “resistente” al cambiamento rendendo più difficile sia ridurne l’entità che limitarne l’impatto sulla vita del bambino.

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Nel caso dei DSA, l’identificazione precoce porta una serie di vantaggi che migliorano il vissuto dell’alunno rispetto alla propria situazione: permette, infatti, di evitare che le difficoltà vengano erroneamente attribuite a pigrizia, svogliatezza, mancanza di impegno e motivazione, prevenendo l’insorgenza di disagio emotivo e comportamentale secondario alla presenza del disturbo. Continua a leggere

Difficoltà a scuola non vuol dire necessariamente DSA

Nel post introduttivo di questa rubrica, abbiamo visto come le difficoltà scolastiche siano davvero molto comuni, e su questo c’è accordo tra tutte le figure adulte che si prendono cura dei bambini: genitori, insegnanti, professionisti. Il fatto che tali difficoltà siano frequenti, però, non significa che ci sia chiarezza sui fattori da cui hanno origine e, di conseguenza, sul modo in cui affrontarle. Al contrario, non è facile comprendere i fattori che hanno contribuito allo sviluppo di una situazione problematica che riguarda la scuola: le motivazioni sottostanti possono essere diverse e raramente un solo aspetto è sufficiente per spiegare come mai il bambino non riesce ad ottenere i risultati sperati.

La prima utile da fare, se vogliamo comprendere il concetto di “Disturbo Specifico dell’Apprendimento” (DSA), è distinguerlo dalle generiche “difficoltà di apprendimento”.

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Che fatica questa scuola!

In tutta Italia e in tutto il mondo sono moltissime le famiglie che si trovano ad affrontare, prima o poi,  situazioni che riguardano problemi scolastici dei propri figli. Periodi in cui il proprio figlio o la propria figlia sembra più svogliato/a del solito, non riesce a concentrarsi e a studiare, porta a casa voti non pienamente sufficienti.

IMG_0218Se in molti casi si tratta di difficoltà transitorie, che non richiedono particolare attenzione e vengono superate senza troppi sforzi, in altri casi (come vedremo, in molti più casi di quanti si possa immaginare), le difficoltà sono presenti da molto tempo, magari dall’inizio del percorso scolastico, oppure sono particolarmente faticose da superare, tanto da provocare, in alcune situazioni, una seria carenza nelle capacità di apprendere nel bambino o nel ragazzo.

 

Ascolta l’intervista realizzata dalla nostra speaker Marta Ferrari alla Dott.ssa Matilde Taddei

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