Imparare a stare “attenti”: strategie di Mindfulness con i più piccoli

“Stai attento!”

“Ma possibile che tu non stia mai attento?”

“Se tu stessi un po’ attento…”

Quante volte ci capita di pronunciare parole di rimprovero di questo tipo?

“Stai attento”: siamo certi che i nostri piccoli interlocutori capiscano esattamente cosa stiamo chiedendo loro? E poi, siamo sicuri che siano davvero sempre capaci di soddisfare tale richiesta?

Provate a fare questa domanda ad un bambino: “cosa significa, secondo te, stare attento?”. Vi renderete presto conto di come il concetto di attenzione venga spesso messo in relazione con la scuola (e tutto ciò che ha a che fare con essa: lezioni da ascoltare, verifiche da fare, materiale da studiare, compiti da eseguire…) e spesso, al rimprovero.

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“Perché ti ha sgridato la maestra?” “Perché non ero attento”. Un classico!

Il saper prestare attenzione è indubbiamente un’abilità fondamentale per l’apprendimento scolastico: se sono capace di focalizzare l’attenzione sulla spiegazione ignorando le distrazioni sarò sicuramente facilitato nell’apprendimento. L’attenzione è però molto di più, riguarda ogni ambito della vita di ciascuno e, soprattutto, è un’abilità che può essere insegnata e “allenata”. Prestare attenzione, e in particolare prestare attenzione consapevole, è il mezzo attraverso il quale possiamo cogliere l’esperienza nella sua interezza, complessità e variabilità; è ciò che ci rende capaci di rispondere in maniera flessibile in risposta al contesto e alle interazioni.

Arriviamo però al punto fondamentale: non è sufficiente dire ai bambini (e nemmeno agli adulti in realtà!) di prestare attenzione, bisogna anche dar loro indicazioni su come farlo. Quindi, primo aspetto fondamentale: prestare attenzione è importante e ci si può esercitare a farlo. Secondo: prestare attenzione piena e consapevole arricchisce l’esperienza e ci rende flessibili.

Arriviamo quindi all’argomento centrale del post: è possibile utilizzare la mindfulness con i bambini? Assolutamente sì, vediamo perché e come.

A cosa serve?

Chi ha letto il mio primo post sull’argomento, o chi per altri motivi conosce la mindfulness, ricorderà che l’aspetto chiave è proprio l’attenzione. Mindfulness è…

 …la consapevolezza che emerge se prestiamo attenzione in modo intenzionale, nel momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza momento per momento

D.J. Siegel

Il termine “mindfulness”, che può essere approssimativamente tradotto con l’espressione “piena consapevolezza”, fa riferimento infatti all’abilità di dirigere l’attenzione verso la propria esperienza nel momento in cui essa viene vissuta. Assumere un atteggiamento mindful significa quindi sintonizzarsi su un’esperienza scegliendo di portare la nostra attenzione su di essa, con un atteggiamento aperto e curioso. Significa guardare le cose, le esperienze, le persone…semplicemente così come sono. E’ una condizione di attenzione attiva e curiosa. Significa essere presenti in quello che facciamo.

Quindi, se sappiamo che è un’abilità importante (è la ricerca scientifica che ce lo dice) e se sappiamo che può essere coltivata (anche questo ce lo dicono i dati sperimentali), perché non renderla oggetto di insegnamento per i più piccoli?

Proponiamo ai bambini corsi e attività di ogni genere, ma troppo spesso ci si scorda che esistono delle abilità trasversali a tutti gli ambiti dell’esperienza che, se messe opportunamente in risalto, potrebbero fare una grossa differenza. Non sarebbe bello che i bambini scoprissero la possibilità di regalare alle proprie giornate pienezza e curiosità? Non vi piacerebbe far sperimentare loro la differenza tra l’agire in automatico e il porre consapevolmente attenzione a ciò che avviene momento per momento?

Imparare a prestare attenzione aperta e curiosa a ciò che avviene (dentro e fuori di sé) si è dimostrata utile per l’adulto, ma non solo. Anche i bambini, infatti, proprio come i grandi, trascorrono gran parte del tempo nella modalità “pilota automatico”, ossia senza piena consapevolezza di azioni e sentimenti: fanno e sentono tante cose mentre la mente vaga altrove. Allo stesso modo, i benefici che i bambini possono trarre dalla pratica della mindfulness, e quindi dallo sviluppo di un maggiore senso di consapevolezza, sono simili a quelli descritti per gli adulti: gustare le esperienze con pienezza e coglierne le sfumature, essere meno reattivi, comprendere le motivazioni del comportamento altrui e divenire più propensi ad osservare con curiosità ciò che accade. Più nel dettaglio, un atteggiamento pienamente consapevole consente di:

  • sviluppare la capacità di notare la ricchezza dell’esperienza: la noia scompare quando riusciamo a notare la complessità di ciò che accade momento per momento. Gli esercizi di mindfulness aiutano il bambino a scoprire la varietà di percezioni, sensazioni ed emozioni che caratterizzano la quotidianità
  • potenziare le capacità attentive, essendo essa stessa essenzialmente un esercizio di attenzione (nello specifico, come abbiamo detto, richiede focalizzazione intenzionale dell’attenzione su stimoli interni o esterni). Spesso genitori ed insegnanti chiedono ai bambini di “stare attenti”, ma difficilmente spiegano loro come farlo. La pratica della mindfulness insegna proprio a prestare attenzione e questo, a sua volta, influenza positivamente le capacità di apprendimento a scuola, ma anche l’acquisizione di abilità in ambito sociale e di comprensione/gestione delle emozioni
  • migliorare la capacità di memorizzare: spesso i bambini non ricordano le cose semplicemente perché non vi hanno prestato attenzione, ossia poiché non hanno saputo focalizzare intenzionalmente l’attenzione su ciò che era prioritario in quel momento
  • migliorare le funzioni esecutive, che possono essere genericamente definite come abilità cognitive che permettono di organizzare e regolare il comportamento. Esse consentono all’individuo di adattarsi alle continue e mutevoli richieste dell’ambiente, fanno sì che abbia la capacità di selezionare il comportamento più opportuno in vista di un obiettivo. Le funzioni esecutive di base sono: memoria di lavoro, inibizione e flessibilità cognitiva
  • divenire maggiormente consapevoli dei processi di pensiero, delle emozioni e degli impulsi ad agire. Favorisce in questo modo l’incremento delle abilità di autocontrollo e, parallelamente, la capacità e la disponibilità a comprendere le motivazioni del comportamento altrui
  • favorire la comprensione delle modalità di funzionamento della propria mente e di come essa generi sofferenza e comportamenti non utili, fornendo quindi un importante strumento per fronteggiare difficoltà emotive, comportamentali e relazionali

In sintesi, i bambini che allenano con costanza l’abilità di essere pienamente consapevoli sono più in grado di focalizzare l’attenzione e di mantenerla ignorando le distrazioni, sono più capaci di gestire stress e, in generale, di far fronte in maniera più funzionale alle emozioni difficili, controllano meglio gli impulsi, sono meno reattivi, più empatici e più abili nella gestione delle relazioni.

Tanti buoni motivi per pensare che la pratica della mindfulness possa essere una valida proposta!

Come proporla ai bambini

In generale, la pratica della mindfulness può essere descritta come un esercizio cognitivo caratterizzato da tre fasi fondamentali:

  • -Rivolgere l’attenzione ad uno stimolo: un input sensoriale, un’emozione, una sensazione
  • -Prendere atto delle distrazioni
  • Riorientare l’attenzione

Poiché i bambini, soprattutto i più piccoli, possiedono fluenza verbale, capacità di ragionamento astratto e di concettualizzazione inferiori agli adulti, è necessario utilizzare, soprattutto all’inizio, esercizi semplici e divertenti. Il linguaggio deve essere adattato, privilegiando ad esempio l’uso di metafore ed esempi; bisogna inoltre tenere conto delle capacità di attenzione del bambino, riducendo quindi il tempo degli esercizi “fermi e in silenzio” alternandoli a momenti di gioco e attività in movimento; è utile privilegiare gli esercizi esperienziali per colmare la ridotta fluenza verbale e capacità di astrazione. E’ fondamentale, inoltre, concepire il bambino come un individuo inserito in un sistema allargato: è quindi importante che anche i genitori abbiano esperienza di che cosa sia e come agisca la mindfulness, partecipando almeno alle prime fasi di orientamento e alle fasi finali di restituzione e revisione del programma.

Esistono infinite modalità di coltivare la consapevolezza; la forza della mindfulness risiede proprio nella sua semplicità e duttilità: si presta ad essere applicata a tutte le età proprio perché la modalità di presentazione degli esercizi può variare e assumere anche la forma di un gioco. Qualsiasi attività può essere utilizzata per allenare l’attenzione consapevole, poiché non è importante cosa si fa ma come: l’elemento chiave è focalizzare l’attenzione a ciò che avviene momento per momento. Quelle appena descritte sono, in generale, le modalità mediante le quali una persona esperta e formata propone la mindfulness ai bambini. Anche i genitori, tuttavia, se guidati, possono imparare delle semplici strategie per aiutare i propri figli e per vivere con pienezza il tempo passato in famiglia, sfruttando i benefici della mindfulness.

Se l’argomento vi incuriosisce continuate a seguirci. In altri post cercheremo di rispondere ad altre domande che forse questa lettura avrà suscitato in alcuni di voi:

Chi ci dice che funziona?

In quali contesti può essere applicata?

Come può essere utile alle famiglie?

Alla prossima!

 Principali riferimenti bibliografici

Siegel RD (2012) Qui e ora. Strategie quotidiane di mindfulness – Ed. Centro Studi Erickson

Kabat-Zinn J (2010) Vivere momento per momento – Tea

Siegel DJ (2009) Mindfulness e cervello – Raffaello Cortina Editore

Greenland SK (2010) The Mindful Child: How to Help Your Kid Manage Stress and Become Happier, Kinder, and More Compassionate – Atria Books

Hooker KE and Fodor IE (2008) Teaching mindfulness to children. Gestalt Review, 12 (1) 75-91

Autore:  Dott.ssa Paola Pesenti Gritti, Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Dottore di Ricerca in Psicopatologia dello Sviluppo.

logoPsych-e è un gruppo di Psicologi e Psicoterapeuti che hanno pensato di unire le proprie professionalità sotto un unico nome al fine di offrire e promuovere un servizio di qualità che sappia rispondere alle diverse richieste dell’utenza.
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3 risposte a “Imparare a stare “attenti”: strategie di Mindfulness con i più piccoli

  1. Carissima dott.ssa Paola, lei ha fatto riferimento ad un primo post che non riesco a trovare, gentilmente, riuscirebbe a linkarlo proprio per la natura molto interessante dell’argomento.
    Cordialità
    Eddy Macor

  2. O un bambino di 7 ani , mai ateneo o fermo a scuola, e la sua scusa e quella che non capisco la lingua, e arrivato qui in Italia dal agosto,non so come e cosa fare , lui parla benissimo italiano.

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