Al suono della campanella… NON APRITE QUELLA CHAT!

Tutti voi genitori lo sapete e ne siete felici: in ogni classe c’è una rappresentante che, poverina, si è sobbarcata l’onere di lavorare affinchè le informazioni dalle maestre passino ai genitori e i soldi dai genitori alle maestre.

Oltre alla sua normale e naturale routine, ha scelto – più o meno – cosapevolmente di aggiunge sulle sue spalle pure le fatiche dell’essere rappresentante della classe di suo figlio. Normalmente è abbastanza frenetica, ce l’ha con tutte le mamme e con le maestre, le une perchè sono sempre incontentabili, la tartassano di messaggi, non pagano mai tutte nei tempi richiesti e si sfogano tutte con lei quasi fosse il muro del pianto, le altre perchè le danno mille incarichi, parlano continuamente male dei singoli genitori e e si lamentano con lei quando questi non fanno ciò che dovrebbero (come se poi lei potesse, schioccando le dita, risolvere tutti i problemi!).

Ebbene, tutti sbagliano, anche coloro che ci sono necessari e sopportano l’insopportabile. Così anche la rappresentante, ogni tanto, commette un errore. E così fu…

al suono della campanella non aprite quella chat

La rappresentante cerca incessantemente di stare a passo con le comunicazioni. Informare 25 mamme non è proprio la cosa più semplice del mondo. Certo, può mandare 25 messaggini separatamente a tutti ma se poi ogni mamma risponde e chiede maggiori informazioni, diventa un delirio per lei. Allora arriva, per quasi ogni rappresentante di classe, il giorno in cui decide di creare un gruppo su Whatsapp.

Inizialmente tutte le mamme accettano pacificamente l’idea… tranne la mamma tradizionale, che non sa nemmeno cosa sia Whatsapp e la mamma social che, intendendosi di social e chat intuisce il pericolo in arrivo. Ma la rappresentante va avanti e crea il gruppo.

“Cari genitori, le maestre avvisano che entro e non oltre il 6 ottobre va pagato il libro di inglese e quello di religione. Costo totale 35 euro”

Alcune mamme sanno che le chat sono armi da usare con cautela, che il trillo è estenuante quando diventa continuo per cui meglio scrivere una frase unica anche se lunga anzichè 5 messaggini corti, che se arrivano messaggi a raffica e tu ti sei assentata per un’ora poi non ci capisci niente, che i toni da usare devono essere sempre apertamente discreti e soft altrimenti si rischia l’incomprensione, che è meglio limitare le conversazioni all’essenziale altrimenti si devia su altri argomenti e si finisce per parlare fastidiosamente del niente. Ma alcuni genitori no, non lo sanno.

“Ma il libro di religione se mia figlia non fa religione, devo comprarlo lo stesso? Baci, Maria 🙂 ”

“Ma no, non devi! :)”

“Ma inglese quando inzia?”

“Ciao, sono Roberta la mamma di Marilù. Volevo sapere se ora è obbligatorio l’uso del grambiule, grazie”

“Ma no che non devi maria, ti pare? XD”

“Sì lo so, stavo scherzando, Baci Maria 😀 😀 😀 😀 😀 XD XD XD”

“Scusate ma stiamo sempre a pagare qui???????? Non lo trovate assurdo?”

E prosegue così, per ogni singola informazione data, la cascata di messaggi più o meno seri, più o meno attinenti, con lo strano caso (che forse avete notato anche voi) che più è importante la comunicazione e meno si parla, meno è rilevante l’informazione data dalla rappresentate e più si scatenano le dita dei genitori, quasi fosse il gioco dell’assurdo.

Tutto questo fino al giorno della lite. Sì, perchè nella chat ci sono vari tipi di interventi: chi martella ed è sempre presente, chi si limita a dare la sua comunicazione e basta e quelli che chiamo i “dormienti”. Ecco, questa ultima categoria si divide in due: chi non è attivo mai e chi, ad un certo punto, alza la voce, specialmente quando uno non se lo aspetta.

“Cari genitori, vi chiedo la cortesia di intervenire nella chat solo quando strettamente necessario, di scrivere un messaggio unico e non tanti micro messaggini e di rispondere a me personalmente quando dovete confermare o meno la vostra partecipazione a ciò che vi richiedo. Vi prego di attenervi a queste semplici regole perchè alcuni di voi si sono lamentati del martellante trillare del cellulare e del divagare che spesso prendono le comunicazioni”

Questo è il mercurio che comincia a salire nel grande termometro della chat. Dopo questo messaggio si assiste alla quiete prima della tempesta. Fino a che…

“Cari genitori, vi volevo avvisare che ci sarà la recita il 19 ma non si terrà in auditorium bensì in corridoio”

“COooOOoOoosa?”

“Ma che stiamo scherzando?????”

“Ma perchè???”

“Ma vi ricordate due anni fa??? CHE CASINO!”

“E i biglietti? Che fanno ce li rimborsano o saranno validi per le sedie del corridioio?”

“BASTAAAAAAAAAAAAAAA!!!! Mi dispiace dirvelo ma non si può continuare così! Smettetela di scrivere continuamente!”

“MA COME OSI???”

Il guanto è stato lanciato… da quel  momento, si salvi chi può. Insulti più o meno velati, commenti acidi e parolacce creative si susseguona a suon di “BiBip” del cellulare. Nemmeno nell’atrio del palazzo, durante una riunione di condominio, si vedrebbero scene di questo tipo. Eppure adulti, donne e madri di famiglia arrivano a scendere nella polemica più bieca solo per una conversazione caduta male, solo per quel trillo in più. Eppure la risoluzione della lotta sarebbe così semplice…

Alla fine la rappresentante scende in pista, cercando di calmare le dita frenetiche delle mamme. All’inizio la diatriba pare calmarsi, ma basta una comunicazione due giorni dopo a riscatenare il putiferio. “BiBip” fa il tuo smartphone e tu lo ignori. “BiBip” ti ricorda il tuo smartphone e tu decidi di togliere il sonoro alla chat. Passa un’ora e guardi il cellulare e vedi “35 messaggi da leggere”. Li ignori… ma poi decidi di leggere gli ultimi 3 e finalmente leggi l’unica frase sensata:

“A causa del clima che si è venuto a creare, credo sia necessario tornare ai vecchi scomodi messaggi singoli. Sarà più noioso avvisarvi una per una ma almeno mi risparmio il Maalox. Cordialmente, la rappresentante”.

Avete visto che era semplice risolvere la lotta?

Autrice: Federica Alderighi

 

 

 

 

 

 

 

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